Filosofia in diabete
La filosofia è nata per il diabete? Forse si forse no, però proviamo a soffermarci e iniziamo con Jean Jacques Rousseau e il concetto di libertà.
“L’ uomo è nato libero e dappertutto è in catene…”. Questo assunto, fondamento dell’opera “Il contratto sociale”, sembra quanto mai attuale, soprattutto nel nostro campo fatto di api, zucchero e miele!
Disturbando ancora di più Rousseau, viene da chiedersi se
esiste concetto più ampio di quello di libertà. Sembrerebbe proprio di no! Libertà, una parola altisonante, che esprime l’autonomia nelle proprie scelte, l’assenza di vincoli o limiti nelle proprie attività, di condizionamenti nelle azioni e nei pensieri. La frase di Rousseau esprime quanto la libertà sia una prerogativa dell’ uomo, e quanto, malgrado ciò, l’uomo riesca ad essere in una situazione di perenne schiavitù, servo delle situazioni, servo dei vizi… Durante i lunghi anni di una vita l’uomo tende a perdere il controllo delle varie circostanze che si avvicendano e si ammassano, diventando spesso tra loro incompatibili, formando un tanto fitto tessuto di storie diverse da risultargli impossibile tentare di comprendere non solo il futuro, ma anche il proprio passato, la propria storia personale. E allora ci si domanda dove si sia potuto sbagliare, come mai un qualunque obiettivo così chiaro inizialmente sia potuto diventare opaco, oscuro, dimenticato, perso. La risposta si trova proprio in quelle semplici parole di Rousseau, che sanno tanto di maledizione, denuncia di una verità che non si vuole accettare. Sarebbe sbagliato con questo affermare che l’uomo non sia libero, al contrario l’uomo nasce svincolato da ogni condizionamento, sono gli anni, le esperienze, la complessità della società a porre delle barriere tra l’uomo e la propria libertà. E’ la complessità della macchina sociale dunque che lo porta a sentirsi sempre più oppresso dai condizionamenti, scaraventato in una realtà enigmatica e intricata, confuso e solo. Sembrerebbe rafforzare la suddetta tesi i versi di Salvatore Quasimodo:
“Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole
ed è subito sera”
Cosa ci azzecca tutto questo con il mondo diabetico? C’entra tutto eccome! Riflettiamo: è come comprare un gratta e vinci “Turista per sempre”, viene azzeccata la combinazione vincente, si vince un vasto assortimento di macchinette, aghi, strisce, siringhe per tutta la vita. Il diabetico rimane solo o meglio circondato da vari enti che se lo contendono, diventa un business, la libertà o quello che era rimasto se ne va a strabenedire! Entra in ballo la complessità della società che rafforza ancora di più le catene, tenendo in uno stato di ignoranza il diabetico e ne nascono una babele di associazioni, addirittura alcune fanno del terrorismo informatico a discapito di altre associazioni per mirare a soldi e accaparrarsi contributi! Come tornare liberi? Dal diabete non si guarisce questa è la certezza, ma volendo scomodare uno dei pilastri della storia della pedagogia umana, si può intravedere la soluzione. Il grande Don Lorenzo Milani asseriva, e qui se ne fa una sintesi, che non tutti possiamo diventare medici, avvocati o ingegneri, ma che l’importante è avere il possesso della parola, che si sappia leggere e contare per poter guardare in faccia l’altro ed evitare di farsi prendere in giro, perchè il sapere è libertà! Il sapere è scelta, il sapere è volare come un gabbiano e anche se ti hanno sparato in un’ala, seppur in modo sbilenco, si continua a volare, a vivere!
Per essere liberi bisogna, almeno la pensa così chi scrive, conoscere, usare e saper collocare ogni parola al suo posto, il suo posto a ogni parola! Se si conosce, se si possiede la parola si può scegliere in coscienza, si può combattere.
Don Milani affermava: “Le maestre sono come i preti e le puttane. Si innamorano alla svelta delle creature. Se poi le perdono non hanno tempo di piangere… la scuola sarà sempre meglio della merda… chiameremo culo il culo (quando occorre, non una volta di più né una volta di meno, come tutte le altre parole del vocabolario senza borghesi distinzioni; scorrette sono le parole inutili e false)”.
Tutto quanto è fatto con la consapevolezza di chi vuol usare una lingua viva ed efficace a 360° per non farsi raggirare dai paroloni dei Soloni di turno! Perché sono state scritte tutto questo? Perché a nostro avviso vi possiamo scorgere un parallelo tra quanto scritto e il diabete, che per chi non lo conosce diventa come la foresta amazzonica!
L’essere nella Diabaino significa essere come a scuola ma in una scuola a dimensione d’uomo, la poesia di Quasimodo viene capovolta nell’assunto di Vinicius, “la vita amico è l’arte dell’incontro,…” e si può aggiungere”malgrado ci sia il diabete!”.
Chi scrive fa presente che è diabetico, è socio della Diabaino e dalla Diabaino non ha mai comprato nulla anche perché la Diabaino non vende nulla. Ha constatato che le persone sono disponibili sia a rispondere al telefono 24 h su 24 o accolto in sede, ricevendo un solo monito: “Fare attenzione, il diabete è una cosa subdola!”
Una favola del ‘700 che voleva dare una speranza alla condizione della donna, schiavizzata per la sua condizione, racconta che un calzolaio regalò a una ragazza delle scarpe, che avevano delle ali invisibili, e solo se ella lo desiderava avrebbe potuto volare e così fu! A tal proposito si desidera ricordare Grazia Pia Basile, docente di storia e filosofia, la quale rifiutava l’ipotesi che un individuo non potesse riuscire in qualcosa, soprattutto nel suo campo, e ha insegnato fino alla fine a combattere e credere che anche i somari alle volte possono volare!
Buon diabete a tutti i soci!