Diabaino News – Diabete 1… Diabete 2… Diabete tipo 2 ad esordio giovanile… Diabete lada… Diabete chi?

Molto spesso nelle conversazioni tra persona e persona e in particolare nelle conversazioni sui cosiddetti “social” compare una richiesta esplicativa: dimmi che diabete hai e ti dirò chi…e ti darò risposta a ciò che chiedi. La definizione del proprio diabete sembra facile, dovrebbe essere facile dal momento che ci siamo affidati alla aritmetica semplice: o tipo 1 o tipo 2.

In realtà in passato si usava una terminologia più descrittiva: negli anni 1970 esistevano il diabete giovanile e il diabete senile: diabete giovanile magro e insulinodipendente, diabete senile grasso e non insulinodipendente.

Il diabete giovanile magro praticamente senza insulina, il diabete senile grasso caratterizzava un paziente con normale secrezione insulinica che gradualmente era stata erosa dalle richieste sempre maggiori dell’organismo a causa dell’aumento del peso corporeo.

La terapia aveva due cardini fondamentali: nel diabete giovanile magro insulina che allora era di origine porcina, nel diabete senile grasso farmaci per bocca che avevano due obiettivi “spremere” al massimo le isole di Langerhans oppure migliorare l’efficacia dell’insulina residua a livello delle cellule.

L’insulina porcina veniva somministrata sottocute tre volte al dì solo nei casi più delicati (per esempio diabete in gravidanza) oppure preferibilmente una volta al dì con associazione tra insulina pronta e insulina lenta per limitare al massimo le iniezioni (non esistevano penne o siringhe monouso, ma siringhe di vetro e aghi metallici). Non rara era la comparsa di manifestazioni allergiche (insulina porcina) oppure di resistenza all’azione dell’insulina (formazione di anticorpi verso insulina porcina).

Nel 1975 tutto ci era chiaro e logico, non avevamo dubbi sulle definizioni e sulla terapia.

Negli anni immediatamente successivi vi fu una grande evoluzione degli esami di laboratorio e fu possibile dosare l’insulina con un semplice prelievo di sangue e da un lato si ebbe conferma della mancanza completa o quasi completa dell’insulina nel diabete giovanile e dall’altro grande fu la sorpresa nel verificare che nel diabete senile l’insulina poteva essere addirittura elevata. Come? Un diabete mellito ricco di insulina? Proprio così; poteva essere ricco di insulina!

Ecco le denominazioni si complicavano e quindi da tale epoca si parla sempre di diabete mellito tipo 1 e diabete mellito tipo 2 con qualche ulteriore precisazione. Il diabete di tipo 1 caratterizzato dalla presenza di anticorpi anti isole di Langerhans e il diabete di tipo 2 caratterizzato dalla presenza di altri casi di diabete nel gentilizio (genitori, nonni, fratelli dei genitori).

Sempre dalla stessa epoca (metà degli anni 1980 del secolo scorso) comparsa dell’insulina umana e l’utilizzazione di siringhe e aghi monouso e poi della penna; e infine l’insulina “sovrumana” (da una ricollocazione degli aminoacidi che compongono l’insulina) che “scimmiotta” i tempi di azione dell’insulina nella persona senza diabete e quindi terapia con tre somministrazioni al giorno di insulina e una quarta somministrazione serale di insulina basale oppure infine il micro infusore; per il diabete di tipo 2 non più farmaci che “spremono” isole di Langerhans perché esse producono già insulina in grande quantità, ma farmaci che facilitano l’azione dell’insulina naturalmente presente e che siano in grado di vincere la resistenza all’azione dell’insulina resistenza determinata dalla presenza molto frequente di obesità (diabete grasso) oppure più recentemente farmaci che agiscono limitando il riassorbimento fisiologico di glucosio a livello renale e di fatto facilitando l’eliminazione urinaria di glucosio.

Tutto a posto? Tutto chiaro? No, la medicina non finisce mai di stupire e di stupirsi. Con l’aumento della presenza di obesità nelle popolazioni con “opulenza” alimentare è possibile riscontrare un diabete di tipo 2 già presente in adolescenti e giovani adulti. E per altro verso è stata riscontrata in adulti la presenza di diabete di tipo 1, diabete cioè con la presenza di anticorpi anti isole di Langerhans (LADA o diabete latente a genesi autoimmune).

Da qui la necessità di fornire esatta identità:

  • Sono un paziente con diabete di tipo 1 e come tale in terapia insulinica
  • Sono un paziente con diabete di tipo 1 in “luna di miele”, ho assunto insulina ma ora per un periodo relativamente breve posso usare anche solo farmaco per bocca
  • Sono un paziente con diabete di tipo 2 e, come tale ricco di insulina, in terapia con farmaci che riducono la resistenza all’azione dell’insulina
  • Sono un paziente con diabete di tipo 2 che ha avuto “tanta” insulina a disposizione ma ora, dopo “tanti” anni di diabete, ho esaurito scorte e devo usare l’insulina (un diabete potremmo dire con vecchia denominazione non insulinodipendente che necessita ora di terapia insulinica)
  • Sono un diabetico senile con presenza di anticorpi contro cellule di Langherhans e quindi sono un diabetico senile di tipo 1 (LADA, Latent Autoimmune Diabetes in Adults)
  • Sono un diabetico giovanile ma essendo obeso utilizzo farmaci che riducono la resistenza all’azione dell’insulina

In conclusione, meglio nel 1975 diabete mellito giovanile magro insulinodipendente e diabete mellito senile grasso non insulinodipendente. Ma oggi diabete 1 o diabete 2 o meglio…diabete chi?

 

Dott. Eros Barantani

 

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