Reggio C.: il 6 giungo alla Regione convegno Fandiabet&Giovani

Esperienze associative e percorsi diagnostico terapeutici per il “passaggio del testimone“ Scienza & Tecnologia. Questo il sottotitolo del convegno Fandiabet&Giovani, organizzato dalla Fand calabrese e che si svolgerà il 6 giugno a Reggio Calabria presso la Sala “Calipari” di Palazzo Campanella, sede del Consiglio Regionale della Calabria.
Referente organizzativo è l’associazione Diabaino Vip-Vip dello Stretto, con l’adesione del Lions Club Città del Mediterraneo Reggio Calabria e del Co.Di.Cal. (Coord. Ass. Diabetici della Regione Calabria).
Saranno tante le relazioni e le testimonianze su argomenti quali il pancreas artificiale (di cui abbiamo già parlato nei numeri precedenti), il trapianto del pancreas, la terapia nel diabete di tipo 1, l’educazione terapeutica e la cura nel diabete di tipo 1.
Ospiti del convegno, la dr.ssa C. Ingegnosi, pediatra della Pediatria UO Ospedale Lentini (SR); il dr. Vincenzo E. Morabito, responsabile del Programma Nazionale Trapianti ROMA; il dr.ssa S. Galasso, U.O. Diabetologia del Policlinico Università Padova, componente dello staff della dr..ssa Daniela Bruttomesso; Manuela Bertaggia, Consigliere Nazionale FAND; il Prof. Domenico Cucinotta, Primario dell’U.O. di Endocrinologia e Malattie Metaboliche Policlinico Messina. A moderare il convegno il Dott. Edoardo Lamberti Castronuovo e il Dr. Alessio Rosato.
L’evento è patrocinato dalla Regione Calabria, dal Consiglio Regionale della Calabria, dalla Provincia e dal Comune di Reggio Calabria e dall’Ordine dei Medici. Resonsabile scientifico dell’evento la dr.ssa M.A. Ferraro, direttore sanitario ASD.

LOCANDINA FANDIABET&GIOVANI

Diabete “epidemico”: nel 2035 colpirà 592 mln di persone

Se la popolazione non cambierà stile di vita, nel 2035 il diabete di tipo 2 potrebbe colpire 592 milioni di persone. Ad affermarlo, in uno studio pubblicato su Pharmaco Economics, sono i ricercatori della University of East Anglia di Norwich (Regno Unito), guidati da Till Seuring, secondo cui questa patologia è diventata una vera e propria epidemia globale.

 

La ricerca ha dimostrato che un adulto su 12 soffre di diabete di tipo 2. In particolare, l’8,3% delle persone di età compresa tra 20 e 79 anni è affetto dalla patologia. Il numero sale al 10% in Cina e in India, dove vivono 165 milioni di diabetici.

Nel 2013, il numero dei diabetici è stato stimato in 382 milioni. Di questi, circa il 10% risulta affetto da diabete di tipo 1, una malattia auto-immune che, di solito, si sviluppa durante l’infanzia. Il restante 90%, invece, soffre di diabete di tipo 2, una patologia causata da uno stile di vita sedentario e da un regime alimentare scorretto. Secondo gli autori, se le persone non inizieranno a praticare più attività fisica e a seguire un’alimentazione sana, il numero dei malati è destinato a salire del 55% nei prossimi due decenni.

“Il diabete è diventato un’epidemia – spiega Till Seuring -. È una una malattia cronica che si è diffusa ampiamente negli ultimi decenni, non solo nei paesi ad alto reddito, ma anche in molti paesi a basso e medio reddito, come India e Cina”.

di Nadia Comerci s.p. (20/03/2015)

Diabete: pool di esperti aggiorna parametri nuovo protocollo di terapia

Farmaci di ultima generazione e tempismo: sono queste le armi che cardiologi e diabetologi mettono in campo per contrastare le complicazioni cardiache nei pazienti diabetici.

Un binomio frequente e pericoloso: circa il 60% dei pazienti affetti da diabete  mellito sviluppa patologie cardiovascolari e il 30% dei pazienti che presentano una sindrome coronarica acuta e’ affetto anche da diabete. Il diabete  infatti causa una disfunzione piastrinica che aumenta il rischio trombotico, cioe’ il rischio che si formino dei grumi di sangue.

Coaguli che pero’ si possono prevenire con un’appropriata terapia farmacologica antiaggregante, in particolare con ultimi ritrovati come prasugrel o ticagrelor, che in studi recenti si sono dimostrati piu’ efficaci di quelli di prima generazione nel ridurre il rischio trombotico nei pazienti diabetici con sindrome coronarica acuta. Se una coronaria risulta ostruita, occorre intervenire precocemente. Se preferire la cardiochirurgia e quindi il bypass o l’approccio percutaneo dell’angioplastica va valutato da un team interdisciplinare (il cosiddetto Heart Team), non solo in base alla severita’ del problema cardiaco, ma anche allo stato clinico del paziente e al rischio chirurgico

Lo afferma uno studio pubblicato sul numero di giugno del Giornale Italiano di Cardiologia. Si tratta del primo protocollo multidisciplinare a carattere operativo che spiega come gestire il paziente diabetico colpito da sindrome coronarica acuta. Tre gli specialisti del Papa Giovanni coinvolti: la cardiologa Roberta Rossini, ideatrice e coordinatrice del lavoro, il cardiologo interventista Giuseppe Musumeci, responsabile della sezione lombarda della Societa’ Italiana di Cardiologia Invasiva (GISE), e Roberto Trevisan, direttore dell’Unita’ di Malattie endocrine e diabetologia dell’azienda ospedaliera bergamasca. Alla pubblicazione seguira’ nei prossimi mesi l’attivazione di un Registro Osservazionale in Lombardia, che servira’ a capire quanto e come i medici lombardi riusciranno ad applicare concretamente le linee guida e quali miglioramenti sara’ possibile raggiungere nel trattamento dei pazienti.

 

Da Liquidarea 15/08/2014

Diabete: creata insulina “intelligente”, si attiva solo quando serve

Realizzata una forma di insulina “intelligente”, che si attiva solo quando necessario. È quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences dai ricercatori del Massachusetts Institute of Technology di Cambridge… Read more

Rischio diabete da carenza di sonno, riduce efficacia insulina

Dormire poco aumenta il rischio di obesita’ e diabete: bastano tre giorni di sonno ridotto (circa 4 ore a notte), per vedere aumentare i grassi nel sangue e ridurre l’efficacia dell’ormone insulina… Read more

(fonte: meteoweb.eu)

Diabaino News Dicembre 2014

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DiabSett-Dic14

INSULINA ORALE: STUDIO PILOTA NEL DM1 MAL CONTROLLATO

L’insulina per bocca è un ‘sogno’ farmacologico inseguito da novant’anni. Liberare le persone con diabete dalla routine delle iniezioni costituisce, infatti, un passo avanti notevole nella loro qualità di vita (e questa è una delle ragioni, non la sola ovviamente, del gradimento del microinfusore). Una delle difficoltà che hanno impedito la nascita di una pillola di insulina risiede nel fatto che questo ormone viene demolito dallo stomaco quando introdotto per bocca. Un gruppo di ricercatori israeliani ha coinvolto 8 persone con diabete tipo-1 (DM1) che non riuscivano a controllare bene il loro diabete

(glicata 7,5-10%) in uno studio in cui alle normali iniezioni veniva affiancata una pillola d’insulina da 8 mg tre volte al giorno, subito prima dei pasti. I risultati sono incoraggianti. Il trattamento si è
dimostrato sicuro ed efficace riducendo in modo significativo la glicemia (-24,4% delle letture glicemiche >200 mg/dL; -16,6% dell’AUC delle glicemie), soprattutto nelle ore serali.

Eldor R et al. PLoS One. 2013 Apr 9;8(4):e59524. doi: 10.1371/journal.pone.0059524. Print 2013.

IL NEMICO È LA SEDENTARIETÀ

da www.modusonline.it | LUG-2013

L’esercizio fisico riduce i fattori di rischio sia del diabete sia cardiovascolari. Ma cosa s’ intende esattamente? I ricercatori dell’università di Leicester hanno utilizzato i dati di due studi ancora in corso sulla prevenzione del diabete: uno mirato a giovani adulti (età media 33 anni) chiamato STAND (Sedentary Time And Diabetes) e l’altro effettuato su persone più anziane (età media 63 anni) chiamato Walking Away from Diabetes. Rispettivamente 153 e 725 persone con un rischio superiore alla media di sviluppare il diabete hanno accettato di portare con sé uno strumento capace di quantificare il loro movimento fisico (chiamato accelerometro) e quindi i minuti di sedentarietà assoluta, nonché il tempo speso in movimento moderato o elevato e quello di non sedentarietà (movimento lieve ). I dati sono stati correlati a una serie di variabili, classiche indicatori dello stato cardiometabolico: l’Indice di massa corporea ( IMC o BMI), la glicemia a digiuno e a due ore da un carico di glucosio (OGTT), la quota di colesterolo HDL e la quota di trigliceridi nel sangue. È emerso che l’effetto positivo su queste variabili non è dato tanto dalla quantità di esercizio fisico moderato o elevato, quanto dalla percentuale di tempo passata in qualsiasi forma di movimento. Insomma è più importante ridurre la sedentarietà che intensificare lo sforzo per brevi periodi.

Henson J et al.
Associations of objectively measured sedentary behaviour and physical activity with markers of cardiometabolic health.
Diabetologia. 2013; 56(5):1012-20