Vi siete mai soffermati a pensare a quanto lavorano i nostri piedi? Basti pensare che giornalmente essi ci permettono di sostenere il nostro corpo, di camminare, di fare attività sportiva. Come se ciò non bastasse, spesso stanno in scarpe strette e scomode e tendono a sudare, arrossarsi, fino a creare vescicole o piccole piaghe che sfociano nelle famose callosità. Se tale processo si verifica su un soggetto sano, questi avverte l’alterazione come un semplice fastidio, ma se la stessa cosa si dovesse verificare su un soggetto con diabete mellito, ciò potrebbe essere il preludio alla patologia etichettata come il “piede diabetico”. Questa affezione può essere causata da alterazioni metaboliche, circolatorie o neurologiche. Infatti, nei soggetti con diabete mellito la circolazione periferica tende a diminuire e la glicemia ad essere instabile, tanto da causare una variazione della sensibilità dei nervi. Il tutto si riflette negativamente sulla pelle, che diventa secca e si screpola, come se si verificasse una vera e propria “desquamazione cutanea”. Per tale motivo, il piede del paziente diabetico diventa vulnerabile a traumi ed infezioni. Inoltre, una scarsa ossigenazione dei tessuti associata all’iperglicemia, causa una ridotta cicatrizzazione che indebolisce le difese immunitarie, aumentando la vulnerabilità nei confronti di virus e batteri miceti. La neuropatia diabetica porta a una riduzione della sensibilità dolorifica, per cui, il diabetico che ne è affetto, molte volte non avverte e quindi non tiene conto delle piccole trasformazioni cutanee che colpiscono il piede. Così, il livello di attenzione basso e le alterazioni glicemiche, portano ad una serie di modificazioni che aprono la porta a questa subdola patologia.
Consigli utili
per vivere meglio
Suggerimenti per i viaggiatori
Se siete diretti verso paesi caldi, dovete ricordare che l’insulina può essere assorbita più velocemente, quindi deve essere presa lontano dal contatto diretto con la luce del sole, attenzione alle strisce reattive per la glicemia potrebbero dare dei valori sbagliati a causa del calore elevato. Ricordate inoltre di utilizzare un’elevata protezione solare, di non camminare scalzi sulla sabbia, ma di indossare scarpe comode, per non creare lesioni alla pelle dei piedi e di bere molti liquidi per recuperare quelli persi con la traspirazione. Se invece siete diretti verso paesi più freddi, ricordate di non conservare l’insulina dentro al frigorifero per non farle perdere i principi attivi e di stare sempre attenti ai valori delle striscette che potrebbero essere troppo bassi per la minore temperatura.
Non dimenticate di mettere in valigia:
Tesserino del diabetico; certificato del diabetologo;
farmaci ipoglicemizzanti, insulina,
Iniettori automatici/isiringhemonouso,
scorta di cibo per il viaggio(soprattutto carboidrati a rapido assorbimento);
disinfettanti; glucagone; materiale necessario per l’autocontrollo ; altri medicinali per eventuali emergenze.
Arteriosclerosi e prevenzione
a cura del Dott. Giuseppe Luppino, Angiologo
L’arrivo degli americani nel 1945, al suono del boogi- woogie e al piacevole aroma delle loro sigarette bionde, ben diverso da quello acre delle nostre Milit autarchiche e nere, creò il primo impatto con quei giovanottoni dal sorriso alla Van Johnson e dall’aspetto ben nutrito, che noi mettevamo in rapporto all’opulenza di origine, diversa da quella delle nostre popolazioni in eterna ristrettezza. Scoprimmo poi, che quella loro aria scanzonata era totalmente vera e non racchiudeva alcun tormento, almeno di quelli che avevano i nostri soldati, che si chiedevano il perché di tutto quel casino e nel contempo cercavano di arrangiarsi…Se qualcuno però in quel momento avesse fatto, a loro e ai nostri, un Eco- Doppler o qualche esame sofisticato, che solo oggi abbiamo a disposizione, avrebbe scoperto che le arterie di quei giovanottoni ben pasciuti erano più logorate di quelle dei nostri, reduci dalle privazioni dei campi di concentramento. Infatti, quando qualche anno dopo si studiarono i poveri corpi di altri giovanottoni caduti sul fronte della Corea e poi del Vietnam, si scoprì che le loro coronarie mostravano già i segni di importanti lesioni arteriosclerotiche. Queste osservazioni concordano pienamente con quelle fatte più recentemente da Thiene a Padova su ragazzi normali morti per cause accidentali o con quelli di Tuzcu in viventi normali, individuate con la tecnica degli ultrasuoni. In quest’ultima indagine si è documentato che vi erano evidenti lesioni coronariche nel 17% dei teenager, nel 37% fra i 20 e i 30 anni, nel 60% fra i 40 e i 50 anni, e nell’85% oltre i 50 anni. Il dato più curioso è che tali alterazioni arteriosclerotiche potevano non essere accompagnate da un chiaro aumento del colesterolo, come ci si sarebbe dovuto aspettare e che solo l’8% dei soggetti con questi segni ecodoppler aveva un qualche altro segno clinico di malattia. Ma attenzione, quel dato sul colesterolo vuol solo significare che il tasso di colesterolo a cui siamo sensibili, è variabile da caso a caso e la sua importanza è fuori discussione. Come dimostra il fatto che il 50% dei feti di madri con ipercolesterolemia, in gravidanza mostra già strie grasse nella parete della loro aorta e una più rapida progressione dell’arteriosclerosi con l’età. E come dimostra l’altro fatto più importante, che abbassare il colesterolo con la dieta e con i farmaci ben collaudati, riduce il rischio di ammalarsi. Allo stesso modo, la non comparsa di eventi cardio- vascolari nel 92% di coloro che hanno la parete arteriosa compromessa, sta solo a significare che non sono importanti soltanto le lesioni di grado maggiore, ma che esistono anche altri fattori di rischio cardio- vascolare, come l’ ipertensione, il diabete, il fumo di sigaretta e forse perfino una componente infiammatoria e non ultimo, come in tutte le cose e come dicono i giovani di oggi, la sfiga. Da queste considerazioni si evince che l’obiettivo principale nell’ambito angiologico, resta la prevenzione. Questa può essere attuata sia individuando, con le moderne metodiche doppler ed eco-color-doppler , le lesioni iniziali della malattia arteriosclerotica delle arterie degli arti inferiori e delle carotidi, sia pianificando la prevenzione agendo sui comuni fattori di rischio sopra descritti.
Dot. Alessio Rosato