Una Sana Alimentazione per invecchiare in salute

                                        Combattere il colesterolo a tavola

Una alimentazione abbondante e scorretta altera l’equilibrio tra apporto calorico e necessità energetica dell’organismo. Una dieta troppo ricca di grassi provoca un innalzamento eccessivo e persistente  dei lipidi nel sangue.
Ma  che cosa è il colesterolo?
Il colesterolo è una sostanza  che circola nel sangue  in parte prodotta dal nostro fegato, in parte introdotta nel corpo attraverso l’alimentazione, è trasportata da particolari proteine chiamate  lipoproteine   quali HDL colesterolo buono  e LDL colesterolo cattivo.                                                                                               Il colesterolo svolge nell’organismo un ruolo molto importante, ma alti livelli nel sangue possono risultare dannosi.                                                                                                               Per questo motivo, ridurre il colesterolo è un passo importante per mantenere in salute il cuore.
Spesso  dopo aver ritirato il referto degli esami del sangue  diciamo:” Ho il colesterolo” Tutti l’abbiamo, e non potremmo farne a meno, il problema deve  sorgere quando la sua concentrazione  supera un certo valore  (si chiama ipercolesterolemia).   
Indicazioni per la valutazione dei valori del colesterolo nel sangue:
Classe di colesterolo
                                    

                                Valori  Classificazione
Colesterolemia totale (mg/dl)   < 200   Valore desiderabile
                                200-239 Valore borderline
                                ≥240    Valore elevato
Colesterolemia HDL (mg/dl)      >50     Valore desiderabile

Il colesterolo in eccesso tende a depositarsi sulle pareti delle arterie formando delle incrostazioni dette placche aterosclerotiche, che impediscono il normale flusso di sangue e quindi il nutrimento dei tessuti dell’organismo che può causare un evento temporaneo (ischemia) o di lunga durata (infarto, con danni permanenti all’organo stesso).

Quali sono i fattori di rischio?
Sono molti i fattori che influenzano il benessere del nostro cuore. Alcuni di questi non possono essere modificati (come l’età e l’ipercolesterolemia familiare), ma per altri possiamo fare molto (fumo obesità, alimentazione ecc.).
Cosa puoi cambiare:                                    

Il livello di colesterolo nel sangue
La pressione sanguigna
Il fumo
Il peso
L’attività fisica
Lo stress
La tua alimentazione
Il consumo di alcol

 

Cosa non puoi cambiare

La tua età
La tua storia familiare o personale
Fattori etnici
Il genere (maschio/femmina)
 
L’alimentazione svolge un ruolo importante  nella prevenzione dei danni dovuti all’eccesso di colesterolo?
Il colesterolo è contenuto solamente in cibi di derivazione animale che sono tutti cibi ricchi di grassi saturi. Il tuorlo dell’uovo e le interiora – come fegato e polmoni – in particolare, contengono molto colesterolo. I cibi di derivazione vegetale (frutta, verdura, cereali) non contengono colesterolo.       La quantità di colesterolo introdotto con la dieta non dovrebbe superare i 300 mg al giorno. Anche la vita sedentaria può contribuire ad accrescere i valori del colesterolo.
Quali regole seguire?

1. Una buona regola cuocere gli alimenti senza  usare condimenti grassi (quindi no alle fritture) possiamo utilizzare la griglia o la piastra, oppure cuocere al cartoccio o al vapore.
2. Vanno limitati – se non  eliminati del tutto- burro, lardo, le salse; meglio un cucchiaio di olio d’oliva crudo, se temete che le vostre pietanze perdono di gusto, provate a utilizzare, in alternativa ai grassi, le erbe aromatiche; ne esistono tantissime e sono molto saporite. Qualche esempio? La menta, l’origano, il timo.
3. Preferire la carne “bianca” pollo, tacchino, coniglio – alle carni più grasse, come quella di maiale (comprese salsiccie, pancetta, prosciutto con grasso, salame), di anatra e di oca; fra i salumi, meglio la bresaola o il prosciutto magro, ricordarsi di eliminare dalla carne sia la pelle che le altre parti grasse.
4. Il pesce può rappresentare una sana alternativa alla carne è nutriente e non contiene grassi dannosi (grassi saturi). Mangiatelo spesso; gli acidi grassi polinsaturi presenti nel pesce abbassano il tasso di trigliceridi nel sangue, svolgono un’azione antitrombotica e sono ottimi antiaritmici. Almeno 3/4 pasti alla settimana dovrebbero essere a base di pesce (ovviamente cucinato in modo adeguato, cioè alla griglia, arrosto, bollito, al vapore, escludendo invece i fritti)
5. Le uova sono molto ricche di colesterolo; il loro uso è quindi da limitare; stesso discorso per gli alimenti nella cui preparazione vengono impiegate uova, come pasta, maionese, creme, torte eccetera.
6. A proposito di latticini, meglio il latte scremato di quello intero (lo stesso vale per lo yogurt) la panna va lmitata così come i formaggi grassi ( taleggio, gorgonzola); bene invece i formaggi cosiddetti magri (ricotta vaccina, fiocchi di latte).
7. Qualcuno, demoralizzato, può chiedere con un certo risentimento; “Ma che cosa ci resta da mangiare?” Molti alimenti frutta e verdura a volontà purchè crude o cotte senza condimenti sospetti , pasta e riso – anche in questo caso non bisogna esagerare con i sughi – pane bianco o integrale con moderazione e…, molta acqua naturale. 
8. Infine ma non meno importante l’Attività fisica
Fare attività fisica contribuisce a normalizzare il livello del colesterolo: contribuisce a mantenere sotto controllo il peso e a “bruciare” i grassi.  E’ necessario praticare movimento in modo costante, ogni giorno.
Come controllarlo?
Per controllare i livelli si può ricorrere all’autoanalisi (con una semplice
puntura del polpastrello) si preleva una goccia di sangue che viene esaminata
da un analizzatore automatico.
Prima di effettuare il prelievo, bisogna astenersi da alcol (per 72 ore) e da
cibo (per 12 ore).
a cura di  Gabriella Violi Dietista

 

 

Diabete Mellito e Programma Alimentare

L’importanza della terapia dietetica nel mantenimento dell’equilibrio metabolico del diabete mellito e nella prevenzione delle complicanze a lungo termine della malattia stessa è ormai un fatto acclarato.
Inoltre  il fatto che  tra gli obiettivi del Ministero della Salute ci sia  la corretta alimentazione in generale e nel diabete mellito in particolare ha indotto l’Associazione Medici Diabetologi e l’Associazione Italina di Dietetica e Nutrizione Clinica ad istituire un gruppo di studio misto su Nutrizione e Diabete con il compito di produrre raccomandazioni dietetiche e valutare la terapia nutrizionale in vari momenti della vita del diabetico (come per es. la gravidanza) ed in presenza di patologie associate in cui la terapia medica nutrizionale è fondamentale( ad es. la celiachia).

Le raccomandazioni sono state prodotte e già pubblicate su varie riviste ( tra cui ADI MAGAZINE), sono presenti sul sito ufficiale della ASSOCIAZIONE MEDICI DIABETOLOGI www.aemmedi.it  e possono essere richieste in formato pdf all’indirizzo e mail gpipicelli@tin.it

Il passaggio successivo sarà quello di modulare tali raccomandazioni inserendole nella gestione quotidiana del paziente rendendole così un ausilio fondamentale nella gestione del diabete mellito senza stravolgerne, comunque , le abitudini giornaliere.

La terapia dietetica , o meglio un corretto programma di educazione alimentare , ha tanto più importanza considerando l’enorme numero dei pazienti diabetici in soprappeso o francamente obesi che quotidianamente vengono seguiti presso i Servizi di Diabetologia .

D’altro canto i Servizi stessi si devono adeguare con la presenza di una dietista che si dedichi completamente all’aspetto dietetico dedicando tempo all’analisi alimentare ed alla correzione delle abitudini alimentari prima che alla prescrizione di una dieta ,utile di per sé stessa ma che mal potrebbe essere seguita dl paziente se non viene abbinata ad un programma completo di correzione alimentare che comprenda anche una educazione fisica adeguata ed appropriata personalizzata per il tipo di paziente , la sua età, le sue condizioni fisiche e le patologie associate.
Nella nostra esperienza con popolazione anziana l’esercizio fisico comunemente consigliato sono passeggiate a ritmo medio lento di massimo un’ora quotidiana o, in alternativa , esercizi in casa con ausilio di cyclette ad andatura moderata e non superiori a 30’ al giorno.

D’altro  canto sono noti gli studi in cui l’abbinamento di un programma dietetico con quello fisico produce un significativo miglioramento dell’equilibrio glicometabolico  rispetto al solo programma dietetico.

Programma dietetico ,dunque, e non dieta prescrittiva se vogliamo ottenere un reale miglioramento della malattia diabetica. Il programma dietetico si compone essenzialmente dei seguenti momenti:

1- analisi alimentare per valutare gli errori di comportamento alimentare ed individuare con precisione l’introito qualitativo e quantitativo di alimenti giornalieri
2- analisi socioeconomica per poter indirizzare la dieta verso alimenti che siano alla portata economica del paziente
3- analisi del dispendio energetico del paziente per impostare un corretto bilanciamento tra le entrate e le uscite
4- Impostazione di un programma dietetico che tenga conto delle variabili sopra esposte.

Per quanto riguarda il programma dietetico la nostra esperienza ci ha insegnato che la metodica della dieta prescrittiva non raggiunge spesso lo scopo in quanto il paziente ha un ruolo passivo e pertanto non si sente coinvolto nel obiettivo terapeutico che ci si propone.

La metodica della dieta non prescrittiva invece rende il paziente soggetto attivo del suo programma , lo discute, lo contratta con l’operatore sanitario e impara a modificarlo in relazione ai vari momenti e alle varie occasioni.
Si arriva all’ACCETTAZIONE ATTIVA della malattia diabetica e di solito si associa all’abilità nel modificare anche la terapia insulinica.
In tal senso un  progetto molto importante è quello legato al counting dei carboidrati , metodica che consente di adeguare il fabbisogno insulinico all’introito dei carboidrati nella dieta.
Questo progetto è in corso in tutta Italia a cura dell’Associazione Medici Diabetologi con risultati molto incoraggianti.
Nella dieta non prescrittiva si dà molto spazio al colloquio e poco allo scritto con il naturale coinvolgimento del paziente. Per tale motivo un programma basato sulla dieta non prescrittiva deve prevedere controlli continui e personale dedicato.
E’ impensabile un tale tipo di programma in servizi che non dispongano di personale dedicato.

Ecco in dettaglio come abbiamo impostato il nostro programma alimentare:

Il primo approccio con il paziente è lo studio delle abitudini alimentari e dei  gusti personali, attraverso la compilazione di 3 questionari di tipo interrogatorio ma abilmente condotto in modo da creare una interazione con il paziente , un rapporto di fiducia che permette all’ operatore  un approfondimento dell’ indagine maggiore senza punti oscuri.

1)Con  il primo questionario  si acquisiscono :
– La situazione sociale , economica .
– La composizione della famiglia.
– Tipo di occupazione.
     2) Con il secondo questionario  si hanno i seguenti dati :
     –     I consumi alimentari  individuali , giornalieri e settimanali.
     –     La valutazione quantitativa dei consumi.
   –    La frequenza di consumo
– La descrizione delle ricette e dei menù.
– I metodi di cottura.
– Indicazione dei tipi di oli o di grassi utilizzati.
– L’ utilizzazione di cibi freschi o conservati.
– L’ utilizzazione di cibi raffinati o integrali.
– La conservazione degli alimenti acquistati.
–  Il rilevamento delle abitudini alimentari per scoprire ignoranza,
errori , pregiudizi , indifferenza .
I rilevamenti dei consumi alimentari danno  informazioni sull’apporto di nutrienti  (eccessivo , insufficiente o sbilanciato).

     3) Con  il terzo questionario  si acquisiscono :
     
– La frequenza dei pasti fuori casa.
– Il cibo consumato .
– L’ ora del pasto .
– Il luogo .
– La quantità.

 

IL secondo approccio è lo studio dei dati acquisiti che ci danno la conoscenza della introduzione calorica e del consumo calorico , e Il valore biologico della dieta , la  presenza di fattori interferenti e gli effetti  dei trattamenti sugli alimenti.
Terza approccio è il  rilevamento :
– ETA’
– Peso , Altezza , BMI .
– Rilevazione dei dati antropometrici .
– Impedenziometria.
– Valori metabolici .
Quarta fase compilazione di una correzione alimentare personalizzata , costruita con il paziente.

DA QUESTO  MOMENTO INIZIA   UN LAVORO DI EDUCAZIONE
E INSEGNAMENTO DEI PRINCIPI FONDAMENTALI DELLA ALIMENTAZIONE.

• La dieta non significa morire di fame o seguire una alimentazione monotona ma mangiare sano e in modo variato.
•  Miglioramento delle abitudini alimentari .
• Frazionamento dei pasti .
• Importanza della prima colazione .
• Importanza della verdura  , dei legumi e della frutta .
• Controllo delle bevande alcoliche e delle bevande zuccherate.
• Importanza dell’ acqua .
• Importanza della scelta dei cibi .
• Importanza della lettura dell’ etichette alimentari che danno informazioni sulla quantità dei nutrienti che sulla qualità.
• Educazione merceologica e nutrizionale di ogni singolo alimento base.
• Rivalutazione delle proprietà naturali di ogni singolo alimento.
• Rivalutazione del gusto e del piacere sensoriale di sentire i sapori   originali delle pietanze.
      Si consiglia  inoltre di praticare attività fisica in modo regolare e personalizzato,
perché aiuta a vivere più a lungo , migliora l’ aspetto ,è divertente , elimina
lo stress e la depressione e aumenta l’ autostima ,controlla il peso.

 

Gli incontri con i pazienti sono settimanali o quindicinali, singoli o di gruppo omogeneo .
Sono così strutturati :
Controlli dietoterapici ( diario , recall delle 24 ore ).
Controlli antropometrici .
Variazioni della dieta al bisogno, con utilizzazioni di schemi dietetici aperti  ed elastici.
Supporto e rinforzo delle motivazioni e delle adesioni alla correzione alimentare.
PER OTTENERE  DEI MIGLIORAMENTI DA QUESTI INCONTRI
CI DEVE ESSERE :
1) Motivazione  .
2) Costanza .
3) Feeling con il paziente.
4) Sostegno.
 
Inoltre bisogna:
5) Non avere fretta di cambiare in modo brusco le loro abitudini.
6) Andare incontro con piccoli compromessi , ma rimanere rigidi con un sorriso.
7) Non giudicare il paziente.
8) Gratificare .
9) Interrompere circoli viziosi e pericolosi.
10)Instaurare EMPATIA con il paziente per avere un risultato positivo in un programma di educazione alimentare.

In questo processo ci sono anche comunque limiti che è importante conoscere per poter ovviare e indirizzare il programma tenendo conto degli stessi.

I limiti possono essere i seguenti:

• Mancanza di team specialistici ben affiatati.
• Difficoltà nel cambiare le proprie abitudini alimentari per motivi personali , culturali , economici e sociali .
• Mancanza di motivazioni ( sul lavoro o familiari o altro).
• Mancanza di costanza e di  pazienza.
• Motivazioni legate al lavoro o allo studio .
• Mancanza di feeling con il paziente.
Insomma perché non è stato considerato bene lo stato psicologico o metabolico del paziente.
 
Questa nostra esperienza è sicuramente perfettibile ma è un punto di partenza molto utile per impostare un programma complessivo di gestione corretta della malattia diabetica dove alimentazione, attività fisica, autogestione e terapia farmacologica si sinergizzano al fine di una gestione corretta del diabete mellito con il duplice risultato di un controllo metabolico corretto e di una prevenzione delle complicanze classiche della malattia diabetica.

Cervello sano, intestino sano ,bisogna rieducare tutte due per stare bene (detto cinese) .

Dott. Giuseppe Pipicelli –  Dott. Mary Pascale

Una sana alimentazione per invecchiare in salute.

                                                 Il diabete e i carboidrati

La terapia alimentare  rappresenta una componente essenziale della gestione della malattia diabetica e del  suo auto-controllo (Diabetes Care, suppl. 1, 2005) Ed  è fondamentale per ottenere un buon controllo metabolico nei pazienti diabetici..
Pianificare la dieta  risulta comunque difficile anche per i pazienti più motivati (DCCT)

I CHO sono ritenuti i maggiori responsabili dell’andamento glicemico, l’escursione glicemica varia nei diversi pasti in relazione al contenuto di CHO.
Per tale motivo l’apporto di CHO dovrebbe essere mantenuto costante .
Può accadere per scelta o per necessità che la quantità di CHO assunti in un pasto  sia diversa   da quella solita.
In questo caso per evitare escursioni glicemiche (ipo o Iperglicemia)dopo i pasti, è opportuno variare anche la dose di insulina che si inietta prima di ogni pasto.
Proprio per sapere come comportarsi in questi casi è stato messo a punto di Calcolo basato sul conteggio dei CHO.
La persona con il diabete, opportunamente istruita dovrebbe imparare a conoscere e distinguere i CHO, e quantificare l’ammontare dei CHO che assume durante i pasti, può tranquillamente variare nell’arco di una intera giornata o in  occasione di  un singolo pasto, la propria alimentazione, e quindi automaticamente deve anche sistemare la dose di insulina, come il suo diabetologo gli avrà suggerito.

<B>Primo passo: riconosciamo i carboidrati</B>
I nutrienti si suddividono in 3 grandi categorie: carboidrati, lipidi e proteine, più una quarta, costituita dall’alcool, che non rappresenta un nutriente vero e proprio ma che fa parte da millenni della cultura alimentare dell’uomo. le proteine sono presenti principalmente nella carne, nel pesce, nell’uovo, nel latte e nei sui derivati e costituiscono i mattoncini con cui vengono assemblate le strutture corporee. i grassi possono essere di origine vegetale (olio di oliva o di semi) o animale (latte e suoi derivati, grassi  invisibili della carne e derivati della macellazione: lardo, strutto, insaccati, ecc.) e rappresentano per l’organismo una importante riserva di energia, oltre che essere indispensabili per la struttura delle membrane cellulari e per la sintesi  di  diversi ormoni .
i carboidrati rappresentano il carburante del nostro organismo e necessitano per la loro utilizzazione da parte della maggior parte dei tessuti corporei sull’ormone insulina. sono presenti nei vegetali (cereali, patate, frutta) e il loro contenuto nei diversi alimenti può  variare da praticamente (es. olio) nulla fino alla quasi totalità (es. zucchero).

Per semplicità si usa suddividere gli alimenti in gruppi
• latte e latticini
• pane e pasta (pane, grissini, crackers, biscotti, pasta, riso, polenta, ecc,)
• verdure
• frutta (titti i tipi di frutta)
• carne, pesce, uova
• condimenti
• Ilegumi (fagioli, fave, piselli, ceci, lenticchie)

soltanto i gruppi in corsivo sono da considerare per la conta dei cho, gli altri alimenti, pur potendo contenere piccole quantità di cho, non sono in grado da soli di influenzare significativamente la glicemia.

Secondo passo: impariamo a conoscere quali alimenti considerare</B>
Impariamo a riconoscere i carboidrati. una volta individuati gli alimenti da prendere in considerazione ci resta da sapere “quanto valgono”, cioè quale è il loro contenuto percentuale di carboidrati.

Terzo passo: contiamo i carboidrati a tavola</B>
per poter calcolare la quantità di cho complessiva di un pasto è anzitutto indispensabile avere una stima il più possibile  precisa delle quantità degli alimenti. questo non significa pesare la pasta asciutta o il panino o la mela. sarà sufficiente un po di pazienza per impratichirci e allenare l’occhio. A casa, peseremo per alcuni giorni alcune porzioni di pasta  a crudo e provvederemo a scodellarle nei piatti per valutare l’effetto ottico (quanto riempe rispetto al bordo). allo stesso modo, provvederemo a pesare diversi tipi di pane e di  frutta . per i cibi confezionati basterà fare attenzione alle etichette che per legge devono riportare il peso e il contenuto in cho per 100 grammi di prodotto.
Qando ci sentiremo sufficientemente bravi, potremo cominciare a trascrivere su un taccuino le quantità stimate dei singoli alimenti consumati  e a procedere moltiplicando la quantità stimata per il contenuto dei cho per 100 grammi.
basterà dividere il risultato per 100 e avremo la quantità di cho effettivamente contenute in quella porzione.

Esempio
pasta al pomodoro   80 gr                           80 x 72: 100  uguale 57,6
parmigiano un cucchiaino
pollo arrosto            120 gr
patate fritte              200 gr                         200 x 30 : 100 uguale 60
olio di oliva un cucchiaino
pane                                    50 gr                            50 x 60: 100  uguale 30 
vino rosso un bicchiere
una mela                       150 gr                          150 x 12: 100 uguale 18

quarto passo: calcoliamo quanta insulina e’ necessaria

individuare la quantita’ di cho che il nostro organismo e’ in grado di metabolizzare con una unita’ di insulina.
questo valore definito : rapporto insulina /cho si situa tra 6 e 15.
e’ buona norma partire con il valore piu’ basso 1: 15 e poi  eventualmente andare a salire,.

esempio:
se il nostro rapporto cho/insulina sia pari a  12 non dobbiamo fare altro che dividere la quantita’ di cho assunta con il pasto per il vostro rapporto  ibsulina /cho e avremo il numero di unita’ di  insulina 
necessarie.
cioe’ 165,6 gr: 12 uguale 13,8 i. u.    che arrotonderemo a 14 senza problemi

esiste un metodo semplice ed efficace per arivare alla soluzione : basta dividere un numero fisso (1500 per chi usa la rapida, 1800 per chi usa l’analogo)per il numero totale di unita’ giornaliere .
il risultato rappresentera’ la quantita’ in mg/dl  di calo glicemico ottenibile aggingendo una unita’.

se prima di un pasto al controllo troviamo 180 essendo il nostro obietivo di glicemia  preprandiale un valore compreso tra i 90 e 120 mg/dl ci troviamo difronte ad una eccedenza di circa 60 mg/dl.

calcoliamo la nostra sensibilita’ all’insulina
poniamo che il nostro fabbisogno giornaliero insulinico medio sia di 58 unita’ e che noi usiamo un analogo di rapida:
1899: 58 uguale a 31 (calo previsto in mg/dl della glicemia per unita’ aggiunta)

60: 31 uguale 1,935   (diciamo 2)
dovremo quidi aggiungere 2 unita’ al  nostro fabbisogno insulinico stimato

14 + 2 uguale 16 i.u.

Individuazione Rapporto
Insulina/Carboidrati
Bolo insulina  al singolo pasto
CHO 180 g 18 U Insulina
180 : 18= 10 g

infatti l’aumento post prandiale della glicemia dopo un  pasto misto  è   legato  principalmente
al  quantitativo  di carboidrati nel cibo  introdotto.
I carboidrati sono i maggiori responsabili dell’andamento della glicemia
Il 90-100% dei CHO entra in circolo sotto forma di glucosio 20-90’ dopo il pasto
Il glucosio prodotto dai lipidi e dalle proteine compare solo dopo molte ore dal pasto
L’indice glicemico, il contenuto di fibre e l’apporto calorico del pasto non incidono sulla richiesta insulinica preprandiale

Cosa è il  calcolo dei Carboidrati?

Consiste in una serie di tecniche basate sull’apprendimento e l’’esperienza personale che ci permettono  alla fine di un percorso formativo di abbinare la giusta dose di insulina  alla quantità effettiva di carboidrati consumati in ciascun pasto.
Il risultato  sarà quello di ottenere valori glicemici più stabili e ridurre il rischio di ipoglicemie.
Sapere riconoscere gli alimenti che contengono i CHO
conoscere la quantità  di Carboidrati contenuta in ciascun  alimento.
      Saper valutare il peso di ogni razione di cibo
Calcolare la dose di insulina secondo il rapporto insulina/CHO

 Calcolo dei carboidrati: perchè
1. Consente l’ottimizzazione della terapia in base al concetto che 1U di insulina metabolizza da 5 a 20g di CHO
2. Consente la gestione da parte del paziente della propria dieta e terapia
3. Non esclude una pianificazione con il paziente sia nella normale gestione che in presenza di attività fisica

a cura  Gabriella Violi Dietista

 

Le nostre abitudini alimentari sono corrette?

Scopritelo con questo piccolo test, contate le vostre risposte affermative e autovalutatevi.

1. Pensi che il controllo del peso sia importante? Sì/No
2. Dividi la tua giornata alimentare in 3 pasti principali + 2 spuntini? Sì/No
3. Preferisci consumare latte e yogurt con latte intero più che parzialmente scremato? Sì/No
4. Pensi che il latte scremato sia privo di calorie? Sì/No
5. Per la colazione del mattino, consumi pane e fette biscottate fatti con farina bianca piuttosto che integrale? Sì/No
6. Consumi più di quattro alimenti ad alto contenuto di zucchero nella settimana? Sì/No
7. Mangi meno di cinque varietà di frutta o di verdura al giorno? Sì/No
8. Preferisci aggiungere molto olio, burro o altri grassi al cibo che consumi? Sì/No
9. Pensi che l’olio di oliva sia nocivo alle arterie? Sì/No
10. Una persona in sovrappeso può mangiare la pasta tutti i giorni? Sì/No
11. I crakers e i grissini possono essere mangiati liberamente al posto del pane? Sì/No
12. Pensi che un’alimentazione esclusivamente vegetariana sia sana? Sì/No
13. Il tuo stile di vita ti impedisce di alimentarti correttamente? Sì/No
14. Una porzione di formaggio ed una insalata possono Risolvere il problema della cena anche tutte le sere? Sì/No

Autovalutarsi in questo test è molto semplice, se avete risposto più volte ‘Sì’, rivedete le vostre abitudini alimentari, se avete risposto soltanto qualche volta ‘Sì’, approfittate di questi consigli per fare un ulteriore passo avanti verso una corretta alimentazione.

Se avete risposto negativamente a tutte le risposte, complimenti! Avete superato a pieni voti questo test.

A cura  di Gabriella Violi Dietista

Pregiudizi nell’alimentazione: un test

Ecco un interessante test a cui rispondere vero/falso e sfatare una volta per tutte alcuni miti che aleggiano intorno ad alcuni alimenti. Non tutto quello che ‘si sente’ dire è vero per esempio la pizza, fa ingrassare? E il burro: fa bene o fa male?

Scopritelo, troverete infondo alla pagina le risposte:

1. L’alimentazione esclusivamente vegetariana è sana?  
2. Il Burro può essere consumato liberamente perché è un condimento naturale?
3. Il Cioccolato è meno calorico dello zucchero?
4. Le Fibre alimentari sono fatte di zuccheri nocivi
all’organismo?                                                                                   
5. Una porzione di formaggio e un’insalata possono risolvere il problema della cena anche tutte le sere?
6. Il latte scremato è privo di calorie?
7. Le merendine al pan di spagna del commercio devono essere consumate con cautela?
8. L’olio di oliva è nocivo alle arterie?                                                   
9. La persona in sovrappeso non può mangiare la pasta tutti i giorni?
10. La pizza fa ingrassare?
11. Il riso è meno ricco di Calorie della pasta?
                                                                           12. I crakers e i grissini possono essere mangiati liberamente al posto del pane?      
 
Ecco le risposte:

1. FALSO
Ogni tipo di alimentazione non equilibrata per le varie componenti alimentari (Lipidi – Glucidi – Proteine – Sali Minerali – Vitamine) È pericolosa sul lungo periodo.

2. FALSO
Il burro è ricco di grassi saturi che favoriscono l’elevazione di colesterolo.

3. FALSO
Il Cioccolato è più calorico dello zucchero! Infatti 100 g di cioccolato forniscono circa 500 calorie grazie all’elevato contenuto di zuccheri e grassi.

4. FALSO
Le fibre regolano le funzioni intestinali, aumentano il volume e la morbidezza delle feci, rallentano l’assorbimento degli zuccheri semplici e grassi, e riducono il livello di colesterolo nel sangue.

5. FALSO
Esistono vari tipi di formaggio più o meno fresco o stagionato. Derivano tutti dalla parte burrosa del latte,per cui contengono una quantità variabile di grassi animali (saturi): si calcoli che in 100 g Troviamo dai 26 a 32 g di grassi animali, da 90 a 100 g di colesterolo, e da 320 a 410 calorie. Ne è consigliato un uso moderato.

6. FALSO
Il latte di vacca perde le calorie legate al suo contenuto in funzione al processo di scrematura, ma conserva quelle legate ai carboidrati e alle proteine. Circa 350 calorie per litro.

7. VERO
Si tratta di alimenti ad elevato contenuto calorico e di zuccheri semplici. Al pan di spagna 463 calorie Con marmellata 222 calorie

8. FALSO
L’olio di oliva è l’alimento base della dieta mediterranea, è il più indicato per prevenire l’elevazione del colesterolo nel sangue e contro  l’aterosclerosi.

9. FALSO
100 g di pasta corrispondono circa a 350 calorie: attenzione ai condimenti

10. FALSO
È un alimento che fornisce soprattutto glucidi ma, a parità di peso, non fa ingrassare più di un piatto di pasta ugualmente condita. 100 g di pizza napoletana fornisce circa 271 calorie

11. FALSO
È sovrapponibile: 361 calorie

12. FALSO
Il contenuto di acqua di tutti i cereali secchi è inferiore a quello del pane per cui a porzioni di peso uguale corrispondono grammi di farina in più. In essi viene aggiunta una variabile quantità di grassi che no abbiamo nel pane.

a cura della Dietista G.Violi