Arteriosclerosi e prevenzione
L’arrivo degli americani nel 1945, al suono del boogi- woogie e al piacevole aroma delle loro sigarette bionde, ben diverso da quello acre delle nostre Milit autarchiche e nere, creò il primo impatto con quei giovanottoni dal sorriso alla Van Johnson e dall’aspetto ben nutrito, che noi mettevamo in rapporto all’opulenza di origine, diversa da quella delle nostre popolazioni in eterna ristrettezza. Scoprimmo poi, che quella loro aria scanzonata era totalmente vera e non racchiudeva alcun tormento, almeno di quelli che avevano i nostri soldati, che si chiedevano il perché di tutto quel casino e nel contempo cercavano di arrangiarsi…Se qualcuno però in quel momento avesse fatto, a loro e ai nostri, un Eco- Doppler o qualche esame sofisticato, che solo oggi abbiamo a disposizione, avrebbe scoperto che le arterie di quei giovanottoni ben pasciuti erano più logorate di quelle dei nostri, reduci dalle privazioni dei campi di concentramento. Infatti, quando qualche anno dopo si studiarono i poveri corpi di altri giovanottoni caduti sul fronte della Corea e poi del Vietnam, si scoprì che le loro coronarie mostravano già i segni di importanti lesioni arteriosclerotiche. Queste osservazioni concordano pienamente con quelle fatte più recentemente da Thiene a Padova su ragazzi normali morti per cause accidentali o con quelli di Tuzcu in viventi normali, individuate con la tecnica degli ultrasuoni. In quest’ultima indagine si è documentato che vi erano evidenti lesioni coronariche nel 17% dei teenager, nel 37% fra i 20 e i 30 anni, nel 60% fra i 40 e i 50 anni, e nell’85% oltre i 50 anni. Il dato più curioso è che tali alterazioni arteriosclerotiche potevano non essere accompagnate da un chiaro aumento del colesterolo, come ci si sarebbe dovuto aspettare e che solo l’8% dei soggetti con questi segni ecodoppler aveva un qualche altro segno clinico di malattia. Ma attenzione, quel dato sul colesterolo vuol solo significare che il tasso di colesterolo a cui siamo sensibili, è variabile da caso a caso e la sua importanza è fuori discussione. Come dimostra il fatto che il 50% dei feti di madri con ipercolesterolemia, in gravidanza mostra già strie grasse nella parete della loro aorta e una più rapida progressione dell’arteriosclerosi con l’età. E come dimostra l’altro fatto più importante, che abbassare il colesterolo con la dieta e con i farmaci ben collaudati, riduce il rischio di ammalarsi. Allo stesso modo, la non comparsa di eventi cardio- vascolari nel 92% di coloro che hanno la parete arteriosa compromessa, sta solo a significare che non sono importanti soltanto le lesioni di grado maggiore, ma che esistono anche altri fattori di rischio cardio- vascolare, come l’ ipertensione, il diabete, il fumo di sigaretta e forse perfino una componente infiammatoria e non ultimo, come in tutte le cose e come dicono i giovani di oggi, la sfiga. Da queste considerazioni si evince che l’obiettivo principale nell’ambito angiologico, resta la prevenzione. Questa può essere attuata sia individuando, con le moderne metodiche doppler ed eco-color-doppler , le lesioni iniziali della malattia arteriosclerotica delle arterie degli arti inferiori e delle carotidi, sia pianificando la prevenzione agendo sui comuni fattori di rischio sopra descritti.
cura del Dott. Giuseppe Luppino, Angiologo ASP RC