La forma a mela, che è scritta nei geni, aumenta il rischio di diabete
Il girovita abbondante è determinato da alcuni geni e l’accumulo di grasso addominale, indipendentemente da fattori legati allo stile di vita, aumenta molto il rischio di malattie cardiometaboliche. Il grasso attorno alla pancia è quello che fa più male, su questo ormai ci sono pochi dubbi. Ora si scopre che esiste una predisposizione genetica all’accumulo di ciccia proprio sul girovita e che il rapporto vita/fianchi è uno degli elementi che maggiormente predice il rischio di sviluppare diabete di tipo 2 e malattie cardiovascolari in generale: lo dimostra una ricerca pubblicata su JAMA, secondo cui alcune varianti genetiche favoriscono l’accumulo di grasso nella tipica forma “a mela”, spianando la strada poi a svariate malattie.
Lo studio Sekar Kathiresan, direttore del Massachusetts General Hospital Center for Genomic Medicine, spiega: «La distribuzione del grasso corporeo varia molto fra le persone e l’adiposità addominale è stata associata a malattie cardiometaboliche, ma non era noto finora se questa fosse una causa diretta delle patologie. In altri termini, non sapevamo con certezza se altri fattori dello stile di vita, dal fumo alla dieta, potessero incidere sulla comparsa di diabete e malattie cardiovascolari in maniera più diretta rispetto alla forma “a mela”. Abbiamo perciò voluto capire se proprio la forma del corpo, indipendentemente da altre variabili, sia associata al rischio: essendo questa “governata” da un gruppo di geni, abbiamo quindi valutato se la predisposizione genetica all’accumulo di grasso addominale incrementi la probabilità di diabete e malattie cardiovascolari. E la risposta è un deciso sì». Per arrivarci i ricercatori hanno applicato un approccio genetico mendeliano, misurando se varianti genetiche ereditarie siano responsabili della comparsa di malattie.
Dati da oltre 400 mila persone
Kathiresan ha scelto 48 varianti genetiche associate al rapporto vita/fianchi aggiustato per l’indice di massa corporea, che è un indice dell’adiposità addominale, e ha sviluppato un algoritmo di rischio genetico per poi applicarlo ai dati di oltre 400mila individui partecipanti a studi di genomica o i cui dati sono conservati nella UK Biobank. In questo modo ha potuto valutare l’associazione fra la predisposizione genetica ad accumulare grasso sulla pancia nella tipica forma a mela e il rischio cardiometabolico: i risultati indicano chiaramente che non c’è correlazione fra la genetica e i fattori legati allo stile di vita, mentre c’è un chiaro legame fra la predisposizione all’accumulo di grasso addominale e un aumento dell’incidenza di diabete di tipo 2 e malattie cardiometaboliche. «La mancanza di associazione fra la genetica e fattori che possono confondere le acque, come la dieta o il fumo, consente di ottenere un’evidenza certa del fatto che l’adiposità addominale contribuisca essa stessa, di per sé, a provocare direttamente diabete e malattie di cuore e vasi – spiega il ricercatore –. La “forma” del corpo quindi può e deve essere usata come un marcatore del rischio, ma tutto questo suggerisce anche la possibilità di sviluppare farmaci per modificare la distribuzione del grasso corporeo indotta dai geni: potremmo identificare i geni più coinvolti nel processo e produrre medicinali che vi agiscano per modificare il rischio di malattie cardiometaboliche». Il tutto è ancora molto futuribile, ovviamente; quel che è certo, adesso, è che la forma a mela è veramente pericolosa, a prescindere dallo stile di vita e dalle abitudini.
di Elena Meli
2 maggio 2017 corriere della sera