Il difficile cammino dell’autocontrollo
II diabete è una malattia cronica che richiede,per le sua gestione e controllo, la collaborazione e la partecipazione attiva del paziente; per attuale ciò è necessario che lo stesso acquisisca le necessarie conoscenze sulla malattia. La sua evoluzione, le complicanze, come affrontarle, gli strumenti a sua disposizione per la curare l’automonitoraggio. Tutto ciò è stato possibile oggi grazie al ruolo fondamentale che ha assunto l’infermiere di Diabetologia, che rispetto al passato ha acquisito capacitàì professionali e di approccio verso il paziente fondamentali per un efficace feed-back.
Nel passato vuoi per il ruolo marginale dell’infermiere che contava solo sulle sue capacità intuitive e di contatto umano con l’ammalato,vuoi per la mancanza di strumentazioni, il paziente poteva contare solo sulla propria buona sorte. Oggi di fatto la possibilità data alle figure professionali di laurearsi e specializzarsi in modo settoriale e l’avvento delle tecnologie, con la scoperta dei meter, pongono l’ammalato e l’operatore sanitario di fronte ad uno scambio continuo di messaggi e idee. Il paziente proprio perché cronico ha bisogno di figure professionali di riferimento stabili e sempre più preparate, che possano accompagnarlo con continuità, omogeneità e competenza lungo il percorso della malattia.
La storia dell’autocontrollo inizia nel 1958 quando due chimici Keston e Corner presentarono le prime strisce con reazione enzimatica, fino a quando nel 1967 si costruì il primo strumento che misurava la luce riflessa della striscia colorata e la convertiva in valore di glucosio. Da allora si sono susseguiti nel tempo vari sistemi fino all’avvento oggi degli strumenti che avvalendosi della tecnologia elettrochimica riescono a dare risultati in tempi rapidi con l’impiego sempre più esiguo di qualità di sangue Perciò oggi 1 ‘ infermiere di Diabetologia riveste un molo di primaria importanza nel team diabetologico specie per ciò che riguarda la terapia educativa ( “L’autocontrollo”) al paziente diabetico per cui deve essere capace di capire e farsi capire attraverso messaggi chiari completi e sempre più aggiornati conoscendo perfettamente il corretto funzionamento di tutti gli strumenti per l’autocontrollo messi oggi a disposizione dal mercato. Acquisire appropriate capacità di autogestione è necessario per dare all’ammalato una migliore qualità di vita al fine di prevenire le complicanze fonte di grande sofferenza per la persona stessa e d’alto costo sociale.
Ma percorriamo cronologicamente rapidamente le varie tappe della storia “moderna” dell’autocontrollo della glicemia. L’era “moderna” nasce oltre 25 anni fa e i primi prodotti erano costituiti da strisce a lettura visiva, strisce alle quali, con uno spruzzo d’acqua, veniva allontanato il sangue e seguiva poi la lettura visiva o attraverso reflettometri dal costo proibitivo ( circa 800.000 lire dell’epoca). Si potrà ben capire come il sistema fosse approssimativo se paragonato alla precisione di oggi. Successivamente arrivarono le strisce ad asciugatura, un poco più precise ma che ponevano problemi relativi alla forza con cui veniva eseguita, dall’operatore, l’asciugatura delle strisce. Ed allora venne ideato un sistema di asciugatura con appositi dispositivi che eliminassero tale variabilità.
Ma il passo decisivo fa la immissione sul mercato delle strisce “No Wipe” (senza asciugatura) strisce tutt’ora in commercio e sempre migliorate. L’autocontrollo, come tutte le novità, ebbe esordi difficili e spesso era utilizzato in modo sbagliato in quanto non vi era coscienza dell’importanza dello stesso. E così, accanto a controlli della glicemia negli orari più strani si poteva verificare da un lato controlli “una tantum” e dall’altro controlli multipli nella giornata e mutili specie in pazienti di tipo 2. Ma si era capito che l’autocontrollo in particolare e l’autogestione del diabete in generale era uno dei quattro pilastri su cui si fondava il corretto controllo metabolico della malattia diabetica. Ed allora, ad opra del G.I.S.E.D. prima da solo e poi in collaborazione con O.S.D.I., venne istituita l’educazione del paziente diabetico dapprima come aspetto puramente sociale e dal 1996 come aspetto prettamente terapeutico tanto da essere inserita neUe prontuario delle prestazioni erogate dal S.S.N. La periodicità e la temporizzazione dei controlli, associata alla autogestione del diabete, ha fatto fare passi da gigante nel controllo della malattia diabetica. Alle strisce per la glicemia, glicosuria e chetonuria si sono aggiunte, negli ultimi anni, anche le strisce per la chetonemia, più precise e più pratiche.
Ma l’autocontrollo come tutte le metodiche ha delle indicazioni, delle cautele e delle controindicazioni che devono essere prima chiare agli operatori che devono trasferire tali conoscenze ai pazienti. In questo particolare aspetto si inserisce la figura del moderno infermiere diabetologico oltre ad aspetti legati all’alimentazione e a particolari aspetti della gestione di routine del diabete (una per tutti l’igiene dei piedi). Solo allora sfrutteremo appieno i vantaggi dell’autocontrollo stesso evitandone gli svantaggi dovuti ad un uso non corretto. Tale aspetto diventa sempre più importante in quanto la razionalizzazione delle risorse è uno degli aspetti di economia sanitaria che si deve sempre e comunque tener presente.
Ma la ricerca è in continua evoluzione e avremo senz’altro a breve novità forse di portata epocale che potranno influenzare positivamente la vita dei pazienti diabetici semplificandola e rendendola sempre più vicina a quella delle persona senza diabete mellito. Ogni persona con diabete ha diritto a una vita libera e serena
Giuseppe Pipicelli
Direttore U.O.C. Diabetologia e Dietologia Territoriale
A.S.n.7 Catanzaro
Luigia Milano
I.P.JU.O.C. Diabetotogia e Dietologia Territoriale
A.S. n.7 Catanzaro