Diabaino News – Aderenza terapeutica e terapia sartoriale
Le patologie croniche come il diabete hanno un’unicità rispetto alle altre, indipendentemente dalla gravità e dalla complessità della cura. La loro diagnosi sancisce un punto di non ritorno, un cambiamento radicale nella persona che in un certo senso inizia una nuova vita, che per quanto oggi sia molto più facile da gestire, sarà di certo più complicata della precedente, vissuta come una prigionia o una versione deteriorata. Per questo motivo il percorso di elaborazione personale è importante quanto l’appropriatezza terapeutica. Da tempo si pensa all’importanza di un elemento psicologico ed emotivo nel l’approccio: il protagonismo del paziente.
Il paziente non è la sua patologia , la sua vita non coincide con il diabete né con la terapia. Certo, dovrà conviverci per sempre ed è per questo che aderenza e terapia sartoriale oggi vanno di pari passo. Spesso il concetto di engagement si trova associato a quello di empowerment e altrettanto spesso si fa confusione tra i due termini. Empowerment letteralmente significa #dare potere# ed è in realtà una componente del processo di engagement, ma non la sua totalità. Il percorso di engagement, oltre che della raccolta di informazioni sulla patologia e dell’acquisizione del senso di controllo, indica un percorso di elaborazione emotiva e personale, la voglia di giocare un ruolo di co-pilota e non solo di passeggero nel proprio percorso sanitario.
Aderenza alle cure in diabetologia , una sfida per tutti gli operatori sanitari. Lo scopo è quello di approfondire tutti gli aspetti che compongono il percorso di gestione, autogestione e gli outcomes di una malattia cronica quale è il diabete. Tutto ciò per migliorare la compliance del paziente che, sappiamo risiede nella consapevolezza, nella motivazione e nel rapporto che si riesce ad instaurare con il team di cura. L’aderenza terapeutica è un fenomeno multidimensionale che coinvolge tutte le figure professionali all’interno del team di cura. Il modo in cui gli infermieri comunicano con le persone assistite, è una chiave determinante dell’aderenza ai trattamenti e impatta in maniera considerevole sui risultati clinici.
L’avvento dei nuovi farmaci ha messo in evidenza come la terapia sartoriale e l’aderenza terapeutica seguono un unico percorso. Dagli incretino-mimetici, agli inibitori del DPP4, per passare poi agli inibitori del SGLP, farmaci glicosurici quali le glifozine e giungere alle nuove insuline a maggiori concentrazioni e ai biosimilari senza scordare gli effetti benefici degli inibitori del SGLT2 e della loro facilità di assunzione insieme al GLP1 che favoriscono l’aderenza del paziente in merito all’assunzione e alla continuità della terapia.
Il valore e l’importanza dell’infermiere nel processo di empowerment riveste un ruolo fondamentale. L’intervento educativo ha necessariamente bisogno di un approccio verso la persona con diabete che diventa qualitativamente elevato e di come l’aderenza debba essere raggiunta con terapie personalizzate e monitoraggio costante. Lo scarico è la raccolta dei dati glicemici per ottimizzare la definizione degli obiettivi glicemici PERSONALIZZATI, avvalendosi della enorme potenzialità della tecnologia. La tecnologia non deve essere considerata come un surrogato dell’auto gestione terapeutica, la “macchina” non deve essere utilizzata come strumento di deresponsabilizzazione. Si è evidenziato come tutte le figure che compongono il team di diabetologia (medico, infermiere, nutrizionista, Podologo, psicologo, ecc.) concorrono allo stesso risultato: giusta terapia , giusto e coscienzioso autocontrollo; aderenza e applicazione delle indicazioni prescritte con riduzione dei costi sanitari in termini di spesa e assenza dai luoghi di lavoro; riduzione dei valori di emoglobina glicata e conseguentemente riduzione delle complicanze minori o maggiori che a volte portano ad invalidità costose per il paziente e la società. L’intervento educativo ha necessariamente bisogno di un approccio verso la persona con diabete qualitativamente elevato, per offrire percorsi educativi che possano portare alla conoscenza della propria condizione e quindi dell’ empowerment.
In tale ottica, risulta fondamentale anche rilanciare la collaborazione tra le professioni della sanità, in particolare tra medici infermieri nutrizionisti e, perché no, farmacisti. Questo per garantire continuità assistenziale sul territorio rispondendo ai bisogni dei pazienti e alle esigenze dei familiari, migliorare efficacia e sicurezza dei farmaci e anche per ridurre sprechi e costi sanitari prevenibili, come quelli dovuti a complicanze e a fallimenti terapeutici originati da scarsa aderenza al trattamento o mancanza di appropriatezza prescrittiva della terapia. Considerati i continui cambiamenti dell’assistenza sanitaria, la necessità di contenimento dei costi, la crescita quali-quantitativa della domanda di salute, la risposta programmatica individuata è in nuovi modelli territoriali di presa in carico del paziente basati in primo luogo sulla deospedalizzazione.
I.P. Luigia Milano
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