Microinfusori e diabete di tipo 2: l’orizzonte della terapia?
Microinfusori e diabete di tipo 2: l’orizzonte della terapia? Pochissime persone con diabete di tipo 2 utilizzano il microinfusore, pur essendo in terapia insulinica. Per quale ragione? Certamente c’è un problema di costi, ma in parte è questione di tempo. E di educazione.
Il microinfusore è un modo per assumere l’insulina alternativo alla classica ‘penna’ o siringa. È uno strumento che, con grande precisione e continuità, rilascia insulina nell’organismo cercando di riprodurre l’attività del pancreas; per forma, dimensioni e peso può essere scambiato a prima vista per un cellulare. Il meccanismo, governato da un computer, è costantemente collegato al sottocute da un ago cannula.
Tra tipo 1 e tipo 2
Fino a oggi il microinfusore è stato proposto quasi solo a persone con diabete di tipo 1.
Eppure la maggioranza delle persone insulinodipendenti o insulinotrattate (cioè la cui terapia prevede assunzioni giornaliere di insulina) è tale a causa di un diabete di tipo 2.
Una discriminazione? «Il microinfusore è tutto sommato una novità e i diabetologi stanno iniziando ora, piano piano, a cogliere tutte le potenzialità di questo strumento», risponde Mariantonella Ferraro; «sulla carta e nella mia esperienza non vi sono ragioni di principio per negare a una persona con diabete di tipo 2 l’utilizzo di un microinfusore». Nei ‘suoi’ due ambulatori di diabetologia, la Ferraro ha applicato 75 microinfusori a ogni tipo di persone: dal giovanissimo all’anziano, compreso un ragazzo non vedente, un signore di 76 anni e una donna con diabete che ha partorito tre gemelli. «Se un paziente ha bisogno di insulina mi interessa poco sapere se ciò si deve a un diabete con questo o quel numero. Io gliela devo fornire, anzi devo fare in modo che sia in grado di garantirsi in ogni momento e autonomamente la quantità di insulina di cui ha bisogno».
Educare
Questo significa che il primo step è l’educazione. Un aspetto su cui tutti i Team insistono molto quando il paziente è di tipo 1 ma che invece è affrontato in maniera diversa nel caso di persone che hanno sviluppato il diabete gradatamente nel corso della loro vita.
La Ferraro, che si definisce «una di quelle maestre che fanno fare ancora i compiti a casa», chiede molto ai suoi pazienti, soprattutto a quelli candidati alla terapia con microinfusore. «Il microinfusore dà molto ma pretende molto. Per goderne i vantaggi in termini di miglior controllo glicemico, di complicanze e di qualità della vita occorre avere molte conoscenze e l’atteggiamento giusto».
Mariantonella Ferraro fa un esempio: «È come il computer, chi ha imparato a usarlo bene lo apprezza e lo trova utile, per chi invece non lo sa utilizzare è solo una fonte di problemi e seccature».
Conoscere
Secondo la diabetologa è importante che la persona con diabete anche di tipo 2 abbia un’ottima conoscenza dell’effetto che i farmaci e l’insulina hanno sul suo organismo e che faccia molti controlli della glicemia, «non solo nelle ore canoniche, al risveglio e dopo i pasti, ma in tutta la giornata». Ai pazienti la Ferraro consegna un foglio fitto di righe e colonne che riportano tutte le ore del giorno. Sembra lo schema di una partita di ‘battaglia navale’ e come in quel gioco, per indovinare dove si trovano le navi avversarie, occorre colpire a caso badando di non lasciare aree scoperte.
Le ‘materie di studio’
Tra le ‘materie’ insegnate ci sono i fattori di correzione, di sensibilità insulinica e il conteggio dei carboidrati. Tutte cose che permettono alla persona in insulina di riportare a norma un’iperglicemia o di adeguare la dose a quello che si sta per mangiare. Per capirsi, ai suoi pazienti Mariantonella Ferraro, che è formatrice AMD, propone come obiettivo che la glicemia a due ore dai pasti aumenti solo di 25 mg/dl dopo colazione, non oltre 50 dopo pranzo e non oltre 35 dopo cena. Per raggiungere questo obiettivo occorre un’educazione alimentare e al diabete di prim’ordine.
«Ma i risultati ci sono. Oggi sappiamo che non basta abbassare la media delle glicemie, dobbiamo anche evitare gli sbalzi glicemici che danneggiano il cuore, il rene e la retina. E il microinfusore rappresenta ad oggi il modo ideale per ottenere questo risultato».
da Modus 26/02/2008